Uscita prevista in tutte le librerie online: Giugno 2023 (Aracne Editrice, Roma; pp.280)
Prefazione di Ornella Aprile
INTRODUZIONE (dell’autore):
Il presente volume è da considerarsi come una sorta di complemento, di estensione del libro “ALTER EGO. Riflessioni e aforismi del cuore e della mente”, edito da Aracne nel 2017. Il libro è suddiviso in quattro parti. Il primo capitolo comprende ben oltre settecento pensieri (tra aforismi e riflessioni più articolate), scritti negli ultimi dieci anni (2013-2023) di attività nel campo della divulgazione scientifica; essi testimoniano dunque, la mia avidità di sapere unita ad una curiosità quasi patologica che fin da bambino non sono mai riuscito a domare. Tali aforismi e riflessioni, spaziano in ogni ambito del sapere umano; tutto ciò che è conoscenza, è altresì ricchezza, libertà, amore (ebbene sì, anche amore; poiché tutto ciò che apre la mente, non solo spezza ogni catena che ci tiene legati a desideri effimeri di natura materiale, ma apre e spinge anche il cuore verso visioni della realtà, a volte in grado di rendere possibile anche l’impossibile). Il secondo capitolo, brevissimo, comprende solo alcune poesie quasi tutte dedicate ad una persona entrata nella mia vita nel momento in cui stavo per smarrire la retta via; illuminando così nuovamente il sentiero (del momento) più idoneo alla mia natura e facendomi altresì comprendere che al termine del quale, rimane pur sempre l’ignoto, l’imponderabile, l’inatteso e spesso anche l’incomprensibile. Ma essendo il sentiero del momento, altro non può essere che una fase della vita da superare, facendo tesoro di tutte le emozioni, i ricordi e i sentimenti che l’hanno indelebilmente contraddistinta.
Il terzo capitolo è dedicato alle “curiosità scientifiche”; ovvero ad alcuni argomenti che in ambito scientifico, ancora oggi danno adito ad accesi dibattiti tra coloro che della scienza, hanno fatto la loro unica ragione di vita (cosa che fortunatamente non ha mai contraddistinto la mia personalità ed esistenza). Il capitolo in questione si apre con una mia profonda riflessione sul concetto di identità; tuttavia, essa non ha nulla a che vedere con l’ordinaria accezione che solitamente attribuiamo alla parola “identità” (in genere definita dalle caratteristiche fisiche e sociologiche di un determinato individuo). Quella da me considerata è infatti un’identità ancestrale, universale, legata esclusivamente alla mente di qualsiasi entità pensante presente nell’intero universo (sia essa di natura umana o non umana, biologica o non biologica); sfiorando così l’idea di una sorta di equivalenza tra i concetti di mente e identità. Il principio di non-località che governa l’intero universo (ormai appurato e verificato più volte dai recenti e dunque tecnologicamente avanzati esperimenti sulle disuguaglianze di Bell; A. Zeilinger et al.), ci induce ad ipotizzare una sorta di “Mente Universale”, legata a tutto ciò che è umanamente e tecnologicamente ponderabile, misurabile, in termini di materia ed energia. Abbracciando tale ipotesi, risulta evidente che ogni singola entità pensante presente nell’universo, sarà caratterizzata da una mente (la sua identità, per il concetto di equivalenza citato poc’anzi) che fondamentalmente altro non è che una parte infinitamente piccola della “Mente Universale” (un suo frammento infinitesimale; un pixel, come direbbe un sostenitore della teoria dell’informazione, intesa come teoria ultima della realtà fisica). È possibile quindi arrivare all’illusione del concetto di singola identità, grazie al fatto che ogni singola entità pensante è solitamente legata a un corpo fisico che ne delimita (riguardo alla mente, sempre illusoriamente) l’estensione nello spaziotempo. Grazie alla teoria quantistica dei campi, oggi sappiamo che materia, energia e informazione sono aspetti diversi di una medesima realtà, legata ad un continuum spaziotemporale emergente la cui frammentazione è solo illusoria; ipotizzare quindi che anche la “Mente Universale” ne faccia parte, non è a mio avviso qualcosa di troppo azzardato.
Nel quarto ed ultimo capitolo del presente volume, ho raccolto alcune mie recenti interviste (quattro, per la precisione) a carattere puramente scientifico, in cui non ho potuto purtroppo evitare di utilizzare una specifica terminologia scientifica, sicuramente ostica a tutti coloro che sono completamente a digiuno di determinate argomentazioni nel campo della fisica teorica più avanzata (immagino tuttavia che i miei lettori più affezionati, non me ne vorranno; in quanto abituati ad un certo genere di letture).
Probabilmente nel corso degli anni, se avrò la fortuna di rimanere sempre in buona salute fisica e di disporre in ogni momento della mia vita di una perfetta integrità mentale (ovvero di un’identità che sicuramente nel tempo evolverà, ma che mi auguro rimanga sempre saldamente ancorata a tutti i miei ricordi del lontano passato, come a tutti quelli più recenti della mia attuale esistenza), questo libro verrà aggiornato di volta in volta con ulteriori aforismi e riflessioni; poiché per me, finché c’è vita, c’è ricerca.
“Longtemps, je me suis couché”, scrisse Proust all’inizio de La Recherche; terminando l’opera in questione con le parole: “dans le Temps”. Il grande scrittore, saggista e critico letterario francese vissuto ai tempi della Terza Repubblica francese, sostenne sempre che l’inizio e la fine della sua opera furono scritti contemporaneamente. Nel riconoscere la circolarità del tempo, quello interiore, forse potremmo tutti comprendere che la cosa più importante negli ultimi giorni della nostra vita, è poter osservare il volo di una farfalla, la luce di una stella e un arcobaleno dopo un forte temporale, con gli occhi di un bambino.
Fausto Intilla
Cadenazzo, 14 febbraio 2023