Congetture e confutazioni. Lo sviluppo della conoscenza scientifica

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Karl R. Popper

Traduttore: G. Pancaldi
Editore: Il Mulino
Collana: Biblioteca paperbacks
Anno edizione: 2009
Pagine: XII-724 p. , Brossura.

Esaurito

Descrizione

Grande classico della filosofia della scienza e della filosofia tout court, “Congetture e confutazioni” testimonia della vastità degli interessi di Popper e dell’insostituibile ruolo da lui svolto nella cultura del Novecento. Accanto alle pagine dedicate a temi filosofici tradizionali, connessi con la teoria della conoscenza e la dialettica, e a questioni specifiche di filosofia della scienza, vi sono riflessioni in cui l’analisi storica costituisce l’occasione per riesaminare alcuni nodi della filosofia delle scienze sociali e della filosofia politica. È qui che giunge a compiuta elaborazione il celeberrimo concetto popperiano di “falsificazione di una teoria” come criterio di demarcazione tra scienza e non scienza. Un’opera che consente di capire come, pur fra discussioni talora vivaci, Popper costituisca un punto di riferimento essenziale per ogni visione non dogmatica della conoscenza umana.

AUTORE:

Sir Karl Raimund Popper (Vienna, 28 luglio 1902Londra, 17 settembre 1994) è stato un filosofo e epistemologo austriaco naturalizzatobritannico. Popper è anche considerato un filosofo politico di statura considerevole, difensore della democrazia e dell’ideale di libertà e avversario di ogni forma di totalitarismo. Egli è noto per il rifiuto e la critica dell’induzione, la proposta della falsificabilità come criterio di demarcazione tra scienza e non scienza, la difesa della “società aperta“. Nato a Vienna nel 1902 da una famiglia della media borghesia di origini ebraiche, Karl Popper studia presso l’Università di Vienna. Nella prima gioventù rimane attratto dal marxismo e di conseguenza entra a far parte dell’Associazione degli Studenti Socialisti, diventando anche membro del Partito Socialdemocratico d’Austria, partito che a quel tempo aveva adottato pienamente l’ideologia marxista. Deluso dalle restrizioni filosofiche imposte dal materialismo storico di Marx, abbandona l’ideologia marxista, accorgendosi di aver «accettato acriticamente, dogmaticamente, un credo pericoloso», rimanendo da allora in poi un sostenitore del liberalismo sociale per tutta la sua vita. In particolare il 1919 è l’anno che lo costringe a rivedere le sue convinzioni ideologiche: assistendo ad una conferenza di Einstein a Vienna, riferisce di essere rimasto «sbalordito» nel vedere messe in crisi «la meccanica di Newton e l’elettrodinamica di Maxwell» che fino allora «erano accettate fianco a fianco come verità indubitabili». Popper viene colpito dal modo in cui Einstein andava alla ricerca di esperimenti cruciali, sfidando gli scienziati a sottoporre la propria teoria generale della relatività alla prova spettroscopica, dichiarando che «se non esistesse lo spostamento delle righe spettrali verso il rosso a opera del campo gravitazionale, allora la teoria della relatività generale risulterebbe insostenibile».  Nel 1928 consegue il dottorato in Filosofia e tra il 1930 e il 1936 insegna nelle scuole secondarie. Nel 1937, in seguito all’avvento del nazismo decide di emigrare in Nuova Zelanda per via delle sue origini ebraiche, e diventa lecturer di filosofia presso l’Università di Canterbury a Christchurch. Nel 1946 si trasferisce in Inghilterra, dove insegna logicae metodo scientifico alla London School of Economics e diventa professore nel 1949. (Fonte: Wikipedia)

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